Come l’ansia può modificare il funzionamento del cuore
di Pegoraro Sara - Psicologo Psicoterapeuta
Si sente molto spesso parlare di somatizzazioni o di disturbi somatici. Quando si è in uno stato d’ansia generalmente il primo a subirne le conseguenze è proprio il cuore. Però noi possiamo anche proteggerlo! Andiamo a scoprire come funziona e come possiamo aiutarlo.
Esistono diversi sistemi che mediano le comunicazioni tra cervello e organismo, i principali sono il Sistema Simpatico e il Sistema Parasimpatico. Questi sistemi mediano l’attivazione dell’organismo e le funzionalità fisiologiche in diversi momenti. Spiegandola in breve, il sistema Parasimpatico è quello deputato al mantenimento delle attività di base, mentre quello Simpatico stimola quando ci sono delle situazioni che richiedono l’attivazione dell’organismo, ad esempio quando siamo concentrati su un compito o quando dobbiamo prestare particolarmente attenzione a degli eventi o, ancora, mentre svolgiamo dell’attività fisica. Questi due sistemi si bilanciano continuamente.
Il sistema che a noi interessa è quello Simpatico perché è il responsabile dell’aumento della frequenza cardiaca durante i periodi di stress ed ansia. Ma perché stress ed ansia attivano questo sistema? Andiamo a scoprirlo.
Lo stress e l’ansia rispondono alla presenza di una minaccia reale o percepita. In pratica è una funzione indispensabile perché ci dà la possibilità di reagire o di scappare di fronte a eventi che minacciano la nostra sopravvivenza. A livello emotivo entrambi sono legati alla paura. Questa emozione fa attivare il Sistema Simpatico che predispone l’organismo a quella che è la reazione chiamata “attacco o fuga”. Questa è semplicemente l’istinto a reagire alla minaccia affrontandola o, se percepiamo di non avere le risorse necessarie, scappando da essa. Ognuno di noi reagisce in un modo o nell’altro sulla base di fattori personologici, di familiarità con la minaccia, della tipologia della minaccia, o del particolare momento di vita, ecc.
In sostanza quando percepiamo di non avere sufficienti risorse per fronteggiare le situazioni, anche di vita quotidiana, si attiva questo sistema. Se i periodi di stress si protraggono o se ci troviamo in situazioni che ci mettono in seria difficoltà (situazioni anche a livello sociale, affettivo, sessuale, ecc.) che ci portano a sperimentare degli stati d’ansia, e non li risolviamo con strategie funzionali, possono sfociare in un vero e proprio disturbo d’ansia, con tutte le conseguenze ad esso correlate.
Ma ora veniamo al nostro cuore. Quando ci troviamo a sperimentare questi stati di stress o di ansia, il primo a subirne le conseguenze è il cuore, perché ne viene stimolata l’attività per rendere l’organismo pronto all’attacco o alla fuga. Questo significa che la frequenza cardiaca aumenta e, di conseguenza, soprattutto se per periodi lunghi, aumenta anche la pressione arteriosa. Quando il cuore si trova a dover affrontare sollecitazioni ripetute nel tempo e non contestualizzate all’attività fisica ad esempio, può risentirne, soprattutto se abbiamo familiarità con patologie cardiache. Per questo motivo è importante averne cura. Ricordiamoci che il cuore è il nostro motore, il muscolo che ci permette di vivere. Già solo questo pensiero ci fa riflettere sulla sua importanza e su quanto sia fondamentale mantenerlo allenato e in grado di funzionare al meglio.
Ma lo stress e l’ansia non bastano a causarne delle problematiche, è soprattutto ciò che si correla a queste situazioni il grosso problema. Infatti, nel tentativo di lenire queste sensazioni si possono mettere in atto comportamenti disfunzionali, che possono anche aumentare la problematica, come ad esempio l’utilizzo smodato di farmaci, assunzione di droghe, tabagismo, alimentazione scorretta e sbilanciata, assenza di attività fisica, ecc.
Possiamo fare qualcosa per aiutare il nostro cuore? Si, certo! Ognuno di noi può molto. Non sempre è possibile cambiare il proprio stile di vita, ma possiamo avere degli accorgimenti che possono aiutare. Ve ne elenco 4 qui di seguito.
Dedicare a se stessi una decina di minuti al giorno per praticare la respirazione controllata (detta anche respirazione diaframmatica). Questa aiuta a rallentare il battito cardiaco e ad abbassare la pressione arteriosa, oltre che a concederci dieci minuti di pace.
Cercare di mediare le situazioni che ci possono creare delle difficoltà, chiedendo un supporto ad amici e colleghi. In questo caso un training di comunicazione potrebbe essere molto utile per poter esprimere il proprio punto di vista, nel rispetto proprio e degli altri.
Prendere maggiore consapevolezza dei propri stati d’animo, delle proprie emozioni, dei propri punti di forza e di debolezza e, soprattutto, concedersi di chiedere aiuto. Chiedere aiuto è più difficile di quanto sembra, serve forza e coraggio, perché per molti significa pensare di essere deboli o non farcela. Invece, se ci pensate, ci vuole più coraggio ad ammettere i propri limiti e chiedere aiuto, rispetto ad ostinarsi a far tutto da sé.
Se possibile includere l’attività fisica nella propria routine, o quantomeno vanno privilegiati spostamenti a piedi o in bici, o cercare quei piccoli stratagemmi che consentono di percorrere dei tratti a piedi, ad esempio parcheggiando un po’ lontano dalla sede di lavoro.
L’argomento richiederebbe ulteriori approfondimenti, ma spero di essere riuscita a darvi uno stimolo di riflessione su come si comporta il nostro cuore quando siamo stressati o in ansia, e su come possiamo dargli una mano.
Bibliografia
Selye, H., (1956). The stress of life. New York: McGraw-Hill
Palomba, D., Stegagno, L., (2004). Psicofisiologia clinica. Roma: Carocci.